Un uomo di Curia con il cuore missionario. O meglio un missionario prestato alla Curia. Il neo Pontefice è un pastore a tutto tondo, in cui la capacità di dialogo e di decisione, legato al suo incarico di prefetto del Dicastero per i vescovi svolto dal 30 gennaio 2023 alla morte di papa Francesco, si abbina, anzi ha radice nell’esperienza di Chiesa vissuta in Perù, realtà culturalmente lontana dagli Stati Uniti, il Paese natale. Robert Francis Prevost ha infatti visto la luce il 14 settembre 1995 a Chicago (illinois), figlio di Louis Marius Prevost con avi anche italiani e di Mildred Martinez, di origini spagnole. Dopo il diploma conseguito nel 1973 presso il Seminario minore dei padri agostiniani, Robert Francis ha ottenuto nel 1977 il baccalaureato in Scienze matematiche e la licenza in filosofia all’Università Villanova a Filadelfia.
È stato ordinato presbitero il 19 giugno 1982 a Roma (dove stava studiando Diritto canonico all’Angelicum) da monsignor Jean Jadot pro-presidente del Segretariato per i non cristiani.
Nell’arcidiocesi di Trujillo è stato inoltre vicario giudiziario (1989-1998), professore di Diritto Canonico, Patristica e Morale nel Seminario Maggiore “San Carlos e San Marcelo”. Nel 1999 è stato eletto priore provinciale della Provincia “Madre del Buon Consiglio” (Chicago). Dopo due anni e mezzo, il Capitolo generale ordinario lo ha eletto priore generale, ministero che l’Ordine gli ha nuovamente affidato nel Capitolo generale ordinario del 2007. Nell’ottobre 2013 è tornato nella sua Provincia natale (Chicago) per essere insegnante dei professi e vicario provinciale; incarichi che ha ricoperto fino a quando papa Francesco lo ha nominato, il 3 novembre 2014, amministratore apostolico della diocesi di Chiclayo (Perù), elevandolo alla dignità episcopale di vescovo titolare della diocesi di Sufar. Ha quindi ricevuto la consacrazione episcopale il12 dicembre nella Cattedrale di Santa Maria a Chiclayo dall’arcivescovo James Patrick Green nunzio apostolico in Perù, co-consacranti il vescovo emerito Jesus Moliné Labarte e l’arcivescovo di Ayacucho Salvador Pineiro Garcia-Calderon. Il 26 settembre 2015 sempre papa Francesco lo ha nominato vescovo di Ayacucho. Da marzo 2018 a gennaio 2023 è stato secondo vicepresidente della Conferenza episcopale peruviana, in seno alla quale è stato presidente della Commissione per la cultura e l’educazione e membro del consiglio economico. Il 15 aprile 2020 ha ricevuto anche la nomina di amministratore apostolico di Callao, incarico ricoperto fino al 26 maggio 2021.
Dal 30 gennaio 2023 era prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. E proprio commentando il nuovo incarico di Curia, nel maggio 2023 Prevost aveva spiegato a Vatican News la continuità con l’esperienza vissuta in America Latina. «Mi considero ancora missionario -spiegò in particolare -. La mia vocazione come quella di ogni cristiano è l’essere missionario, annunciare il Vangelo là dove uno si trova. Certamente la mia vita è molto cambiata: ho la possibilità di servire il Santo Padre, di servire la Chiesa oggi, qui, dalla Curia romana. Una missione molto diversa da quella di prima ma anche una nuova opportunità di vivere una dimensione della mia vita che semplicemente è stata sempre rispondere “sì” quando ti chiedono un servizio. Con questo spirito ho concluso la mia missione in Perù, dopo otto anni e mezzo come vescovo e quasi vent’anni come missionario, per incominciarne una nuova a Roma».
«Essere un buon pastore – ha invece spiegato al sito augustinianorder.org – significa essere in grado di accompagnare il popolo di Dio e di vivere vicino a lui, non essere isolato. Papa Francesco lo ha detto chiaramente molte volte. Non vuole vescovi che vivono nei palazzi. Vuole vescovi che vivano in relazione con Dio, con il resto dell’episcopato, con i sacerdoti e soprattutto con il popolo di Dio in un modo che rifletta la compassione e l’amore di Cristo, creando comunità, imparando a vivere ciò che significa essere parte della Chiesa in un modo integrale che include molto ascolto e dialogo. Siamo quasi alla vigilia dell’apertura del prossimo Sinodo sulla sinodalità, il che significa riconoscere l’importanza di questo ruolo all’interno della Chiesa. Pertanto, il vescovo deve avere molte competenze. Deve sapere come governare, come amministrare, come organizzare e come essere in contatto con le persone. Ma se dovessi individuare una caratteristica al di sopra di tutte le altre, è quella che deve annunciare Gesù Cristo e vivere la fede in modo che i fedeli vedano nella sua testimonianza un incentivo a voler essere parte sempre più attiva della Chiesa che Gesù Cristo stesso ha fondato. In breve, aiutare le persone a conoscere Cristo attraverso il dono della fede».
Tra gli altri incarichi, Prevost è stato membro dei Dicasteri per la dottrina della fede, per le Chiese orientali, per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, per la cultura e l’educazione, e della sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari presso il Dicastero per l’evangelizzazione. Ha fatto inoltre parte del Dicastero per i testi legislativi e della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. Il 9 luglio 2023 al termine dell’Angelus papa Francesco ha annunciato la sua creazione a cardinale avvenuta nel Concistoro del 30 settembre successivo.
Fonte: Avvenire.it