C’è qualcosa di profondamente inquietante nella situazione politica e sociale di Mazara del Vallo. Non è solo la mediocrità amministrativa — ormai cronica — di chi governa la città da sei anni, ma soprattutto l’assoluta complicità, non si sa quanto consapevole, della maggioranza dei cittadini. Una complicità fatta di indifferenza, rassegnazione e, in alcuni casi, di una sorprendente capacità di giustificare l’ingiustificabile.
Dopo aver riconfermato la peggiore amministrazione degli ultimi cinquant’anni, Mazara oggi assiste in silenzio allo spettacolo desolante della propria decadenza. Nessuno sembra accorgersi che le poche opere realizzate sono inefficaci, spesso mal pensate, e comunque incapaci di incidere sulla qualità della vita. Anzi, la città si lascia trascinare in un dibattito politico tanto sterile quanto ridicolo: si parla di ciò che accadrà fra due anni, delle future elezioni regionali, come se questi due anni fossero un semplice corridoio d’attesa verso un ipotetico riscatto che, in realtà, nessuno sa spiegare come o da chi dovrebbe arrivare.
Nel frattempo, Mazara continua a sopravvivere tirando a campare, aggrappata ai risultati e alle infrastrutture realizzate nel decennio precedente, quando almeno qualcuno ancora provava a costruire, non solo a improvvisare. Oggi, invece, il dibattito politico si riduce a un teatrino dove l’unica preoccupazione sembra essere quella di mantenere il consenso con qualche evento di piazza, un panino distribuito in allegria, un ballo estivo o una pista ciclabile che obbliga le biciclette a scansare pedoni, carrozzelle e monopattini.
E il resto? Il degrado urbano, l’economia ferma, la disoccupazione giovanile, le periferie abbandonate, la totale assenza di visione strategica? Silenzio. Tutti tacciono. Forse per paura di ammettere che la città che un tempo era simbolo di dinamismo e di apertura oggi è diventata l’emblema dell’immobilismo e dell’autocompiacimento.
Mazara del Vallo non è solo amministrata male — è anestetizzata. E finché la maggioranza continuerà a considerare “normale” questo stato di cose, non ci sarà futuro da immaginare, né traguardo da raggiungere. Solo un lento, inesorabile declino accompagnato da musica, panini e false speranze.
Nicola Cristaldi