A Mazara del Vallo la politica sembra ormai un grande palcoscenico dove gli attori recitano sempre la stessa commedia, con copioni stanchi e battute riciclate. Gli applausi? Sempre più deboli, perché il pubblico, cioè i cittadini, si è stufato di assistere allo stesso spettacolo.
Dietro le quinte, però, c’è fermento: anche se le regionali del 2027 sembrano lontane, già si intravedono i primi manifesti invisibili, le chiacchiere nei corridoi, i sorrisi strategici e i soliti nomi che iniziano a ripetersi come una playlist consumata.
Sanità, ambiente, sport, salute, opere pubbliche, acqua, infrastrutture… un elenco di parole che rimbalzano come palline colorate, senza un ordine né un significato concreto. Ognuno lancia il suo tema preferito, ma pochi sanno davvero di cosa parlano. E intanto le opere già promesse diventano “cattedrali nel deserto”: costruzioni vuote, spesso inutilizzate, nate più per la foto inaugurale che per il bene collettivo. Ci sono persino opere minori che aspettano ancora il taglio del nastro, mentre altre, già consegnate, cadono nel dimenticatoio. Ma l’importante è poter dire “l’abbiamo fatta”, giusto per aggiornare il curriculum politico.
E così parte la gara dei prestigiatori: un po’ di fumo, qualche specchietto per le allodole, e via con l’incantesimo delle promesse elettorali. Ogni tornata è un déjà-vu: gli stessi nomi, le stesse facce, gli stessi slogan, magari con un nuovo font per sembrare innovativi. Il risultato? Un elettorato sempre più stanco e disilluso, che spesso sceglie il silenzio delle urne al posto del rumore delle bugie.
A furia di dividersi e contendersi lo stesso pezzo di elettorato, i candidati mazaresi finiscono per farsi la guerra tra loro. Alla fine, nessuno arriva davvero a rappresentare la città in Regione. Tutti pretendono di parlare per Mazara, ma nessuno ascolta davvero Mazara. Il rischio è chiaro: una città viva, con enormi potenzialità, resta senza voce nei tavoli che contano.
Mazara ha bisogno di una politica nuova, trasparente e innovativa. Di persone che conoscano davvero il territorio, che sappiano leggere i bisogni reali e non i sondaggi di gradimento. Di candidati che vedano la politica non come un trampolino per carriere personali, ma come un servizio – quello vero – alla comunità. Serve coraggio per cambiare. E serve anche un elettorato che torni a credere, a informarsi, a scegliere con coscienza e non per consuetudine.
Perché finché la politica sarà una gara alla poltrona più imbottita, Mazara resterà sempre in piedi… ma su una sedia traballante.
Adriana Cavasino























